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Il coworking come soluzione al Coronavirus

Il coworking in questo momento rappresenta la migliore soluzione possibile per affrontare i cambiamenti che ha portato il coronavirus: scopriamo perché.

La pandemia che ha colpito il mondo intero ha cambiato le abitudini lavorative di molte persone costringendole a sperimentare forme di lavoro flessibile, dallo smart working a quelle completamente da remoto.

In un’intervista rilasciata all’agenzia Ansa Massimo Carraro, fondatore della rete Cowo, sottolinea infatti come in Italia non si sia mai parlato così tanto di modalità “smart” di lavoro e che questa rappresenta un’opportunità da non sprecare per migliorare i processi lavorativi.

Il lavoro del futuro è flessibile

Molte delle aziende che nel periodo di lockdown hanno sperimentato per la prima volta questi stili lavorativi hanno dichiarato che continueranno in questa direzione ed incoraggeranno i dipendenti a proseguire o adottare pratiche come lo smart working e il lavoro da remoto.

Questa linea di pensiero è condivisa anche da molti dipendenti: la maggior parte di quelli che sono riusciti a svolgere le proprie mansioni da casa durante la pandemia ha dichiarato che non sarebbe dispiaciuto di lavorare almeno un giorno da casa una volta finita l’emergenza.

Infine non è da dimenticare il trend che il virus ha contribuito ad accelerare e che riguarda l’aumento del numero di liberi professionisti e freelance; alcuni di loro, i cosiddetti “digital nomads”, sono tecnici che grazie ad un computer ed una rete internet riescono a svolgere tutte le loro mansioni e che riescono ad adattarsi facilmente a contesti lavorativi più agili.

Vedendo tutte queste tendenze si può quindi intuire come il futuro del lavoro sarà caratterizzato dalla flessibilità di orari, spazi e modalità.

Il falso mito del lavoro da casa

A causa del lockdown non ci sono state alternative: tutti i dipendenti che potevano svolgere i loro incarichi attraverso un computer hanno continuato a lavorare fra le mura domestiche. Ma quello del lavoro da casa spesso si rivela essere un falso mito, per due motivi principali.

In primis, le case e le famiglie non sono ambienti lavorativi, almeno che nella propria abitazione non si abbia già uno spazio da trasformare in studio; operare bene in questi ecosistemi è dunque impensabile nel medio e nel lungo termine.

Secondo, è necessario tracciare un confine tra lavoro e vita privata, perché mescolando troppo a lungo queste due sfere spesso si accumula un’eccessiva quantità di stress che nei casi peggiori può causare il cosiddetto burnout.

È quindi importante sia per i dipendenti che per i freelance sapersi ritagliare i propri spazi lontani dalle incombenze lavorative.

Il coworking: la soluzione ideale

Il coronavirus ha messo sotto la lente d’ingrandimento i nuovi stili di lavoro flessibili che caratterizzeranno il mondo professionale di domani e che possono rivelarsi controproducenti se non vengono affrontati nella giusta maniera.

La caratteristica principale di questi nuovi metodi, la flessibilità, è il tratto distintivo degli spazi di coworking sia per quanto riguarda gli orari che per gli spazi affittabili, garantendo a qualsiasi lavoratore la completa libertà di organizzare la propria giornata come meglio crede.

I coworking permettono inoltre di “uscire da casa” e lavorare in spazi attrezzati per tutte le esigenze; in questo modo si lavora in un ambiente produttivo e lontano dalle distrazioni domestiche, oltre a creare una linea di separazione tra la vita professionale e quella privata.

Le aree di coworking rappresentano quindi la soluzione ideale ai cambiamenti che si stanno verificando nel mondo e la risposta ai nuovi trend lavorativi causati dal coronavirus.