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L’incubo di lavorare da casa: i principali problemi

Nonostante per molti rappresenti un sogno o un metodo da provare, c’è un problema che affligge molti professionisti italiani: l’incubo di lavorare da casa.

Fra distrazioni domestiche, senso di isolamento e rischio di burnout, scopriamo perché lavorare dalla propria abitazione può trasformarsi presto in una brutta esperienza.

L’ambiente domestico non è adatto al lavoro

Vi sarà capitato di vedere il video in cui una giornalista di Sky News, durante un collegamento, viene interrotta dal figlio che le chiede
un biscotto.

Per quanto la scena sia stata divertente e tenera, è il perfetto esempio di come l’ambiente domestico non è un luogo adatto al lavoro.

Fra bambini/partner/famigliari che importunano per chiedere qualcosa, corrieri che suonano al momento sbagliato e rumori provenienti dalla casa, le distrazioni sono dietro l’angolo.

Quindi, a meno che non si disponga di una stanza appositamente isolata per mantenere la concentrazione e la famiglia capisca di non disturbare, lavorare da casa può rivelarsi controproducente.

La sensazione di isolamento

Molte delle persone che hanno scelto di lavorare da casa anche prima della quarantena hanno indicato fra i vantaggi l’allontanamento dalla vita d’ufficio.

Secondo un rapporto di FlexJobs, il 74% dei lavoratori evidenzia come positiva l’eliminazione delle interruzioni dei colleghi, mentre il 68% la riduzione della “politica” dell’ufficio.

Ma questi vantaggi possono presto tramutarsi in problemi: molti individui infatti soffrono la mancanza di interazione ed il confronto con i colleghi.

Il poter scambiare due parole con altre persone, sia per lavoro che per piacere, è un’azione che diamo spesso per scontata ma che è fondamentale per mantenere un clima disteso all’interno del team.

Un altro fattore che influisce negativamente e dà una sensazione di isolamento è quello che potremmo definire il “paradosso della libertà d’organizzazione”.

Avere sempre qualcuno a disposizione per un confronto ci fa sentire più sicuri e tranquilli, nonostante certe volte si rischi di essere pesanti.

Il dover sempre organizzare una riunione virtuale per aggiornarsi sui progetti, invece, alla lunga può diventare snervante, dato che nonostante si abbia più tempo a disposizione spesso è difficile far incastrare gli impegni di ogni componente del gruppo.

Infine, anche la semplice mancanza della pausa alla macchinetta del caffè e le conseguenti risate con i colleghi può diventare motivo di insofferenza.

Lo stress e il burnout

Tutte le problematiche di cui abbiamo parlato nel corso dell’articolo possono creare l’incubo di lavorare da casa in poco tempo e senza nemmeno accorgersene.

La probabile conseguenza di questa situazione è l’aumento dello stress da lavoro e il rischio del cosiddetto burnout, molto simile all’esaurimento nervoso.

I segnali del burnout possono essere sia fisici che psicologici, e si ripercuotono sulla sfera lavorativa con comportamenti come assenteismo, scarsa concentrazione ed eccessivo affaticamento.

Smart working? Sì, ma con criterio

Nonostante queste difficoltà, molti lavoratori che hanno testato forme improvvisate di lavoro agile o da remoto a causa della quarantena hanno espresso la loro intenzione di continuare con questi metodi, dato che risolvono molti conflitti causati dal contrasto fra sfera privata e sfera lavorativa.

Fra chi vuole ridurre la distanza dal proprio partner, chi ha più tempo per la famiglia o anche solo per fare più sport, sono molte le motivazioni che spingono verso stili di lavoro più flessibili.

Lo smart working e il remote working sembrano quindi rispondere a queste esigenze a patto di essere organizzati con criterio, pena la trasformazione del sogno di lavorare da casa in un incubo.

Forse la soluzione giusta potrebbe essere rappresentata dal trascorrere i giorni in cui non si è in ufficio in uno spazio di coworking.